Nicosia, città dei tre santi
1) San Felice da Nicosia (1715-1787). Al secolo Giacomo Amoroso, figlio di Filippo e di Carmela Pirro, avviato dal padre al mestiere di calzolaio, ben presto Giacomo si avvicinò alla congregazione dei Cappucci presso il convento di Nicosia. Nel 1743 venne ammesso al noviziato nel convento di Mistretta con il nome di fra’ Felice. L`anno seguente fece la professione e fu inviato nello stesso suo paese di origine dove per 43 anni esercitò il compito di questuante. Nel convento esercitò vari lavori, portinaio, ortolano, calzolaio e infermiere. Si definiva u sciccareddu, l`asinello che carico portava quanto raccolto al convento. Morì il 31 maggio del 1787.
Fu dichiarato prima Beato da papa Leone XIII il 12 febbraio 1888, e poi santo da papa Benedetto XVI in data 23 ottobre 2005. La data di culto per la Chiesa è il 31 maggio mentre i Frati Cappuccini lo ricordano il 2 giugno.
2) San Luca Casali da Nicosia. Luca Casali nacque a Nicosia da Giovanni e Tedibia (originari di Roma), che abitavano nel borgo di San Michele. Verso i dodici anni fu condotto da un monaco nel monastero di Santa Maria Latina di Agira (Enna), dove prese l’abito e in seguito venne ordinato sacerdote. In età adulta venne eletto abate dello stesso monastero. Negli anni, fu colpito dalla cecità; ma, nonostante l’handicap, egli continuò a svolgere il suo apostolato facendosi accompagnare nei suoi spostamenti dai confratelli.
La sua santità si rivelò quando un giorno, ritornando da Nicosia ad Agira, raggiunta una contrada chiamata Perciata, dai frati accompagnatori gli fu fatto credere di avere davanti una gran folla di fedeli: allora egli prese a predicare in quel luogo che era invece deserto; al termine del sermone, impartendo la benedizione, furono le pietre a rispondere con un Amen!; i frati, increduli e prostrati a terra, implorarono il suo perdono, che ottennero da Luca con le seguenti parole: Ille ignoscens condonet vobis.
In quel luogo della Perciata dove “i sassi risposero amen”, i cittadini nicosiani gli costruirono una chiesa, dedicata al suo nome; e nella chiesa di San Michele fecero scolpire una statua, nella cui cappella incisero quest`epigramma: Civibus exultant Urbes magis Erbita Sancto - Luca Casali Patria clara suo - Fratribus elusus Populum fore praedicatoribus - Facto fine, Amen res nova saxa tonant.
Le fonti storiche che lo riguardano sono discordi: l’anno della sua morte secondo alcuni studiosi è nell’anno 890 d.C., mentre altri dicono verso il 1164; in ogni caso sembra essere vissuto prima delle invasioni arabe in Sicilia, che cominciarono nell’827. Anche l’Ordine religioso cui appartenne è messo in discussione: c’è chi lo considera Benedettino, altri monaco Basiliano. La data di culto per la Chiesa è il 2 marzo.
3) San Leone II (attribuito per tradizione a Nicosia). Il santo fu consacrato papa nell’agosto del 682 d.C.; si hanno poche notizie certe sulla sua vita precedente all’elezione a pontefice.
Riferisce il Pirri che S. Leone II, successo nel pontificato ad Agatone, possa essere originario di Herbita (Sancti Leonis, Pauli Menei Medici filius, quem aliqui Aydonensem, alii Herbitensem, vel Reginum faciunt); e, poiché Herbita viene considerata antenata di Nicosia, allora la città lo ha assunto come suo (possibile) figlio. Aderisce a questa interpretazione anche Padre Passafiume, che scrisse: Sed mihi arridet magis quod refert Paulus Diaconus referens Pontificem hunc Nicosiensem fuisse; Nicosia enim a populis Herbitensibus constructa caput esse videtur.
Una antica tradizione del nostro paese individua anche le case in cui abitavano i suoi discendenti, trovandosi esse situate verso la chiesa di Santa Caterina, dove si estinse il suo casato nella persona del sacerdote don Vincenzo Meneo.
Morì il 3 luglio 683 e fu sepolto in S. Pietro; intorno al 1100, le sue reliquie insieme a quelle dei suoi successori, Leone III e IV, furono poste vicino a quelle di s. Leone I Magno.
Quando fu eretta la nuova basilica di S. Pietro, le reliquie dei papi Leone I-II-III e IV, furono trasportate il 27 maggio 1607 sotto l’altare di S. Maria de columna alla presenza di papa Paolo V.
Nicosia, paese dei due Cristi – Il Padre della Provvidenza e il Padre della Misericordia
Nicosia è conosciuto, fra gli altri epiteti, come “il paese dei due Cristi”, in riferimento alla presenza dei due Crocefissi collocati nelle due basiliche di Nicosia: il “Padre della Provvidenza” nella Cattedrale e il “Padre della Misericordia” nella basilica di Santa Maria Maggiore.
La processione diversificata dei due Crocifissi traeva origine dall`antica faziosità che esisteva fra Mariani e Nicoleti, che si contendevano la supremazia delle chiese di appartenenza, e che durò partendo dal tardo-medioevo per diversi secoli; in occasione del Venerdì Santo, i due Crocifissi venivano portati in processione separatamente nei quartieri di pertinenza delle due chiese (il confine tra i due quartieri era segnato in basso dal “Piliere”, nell’attuale Piazzetta Leone II, all’imbocco di via Francesco Salomone, e in alto dalla cosiddetta “Porta di Mezzo”, nella zona della chiesa di S. Giuseppe e del convento di Santa Domenica: il Crocifisso di San Nicolò veniva portato in processione nella parte bassa della città e, quello di Santa Maria Maggiore, percorreva invece i quartieri alti di Santa Maria e la sottostante zona di San Michele).
I due Crocifissi non potevano oltrepassare il proprio quartiere di appartenenza, senza provocare liti, questioni e reazioni gravi, e l`un Cristo era ovviamente vilipeso dai fanatici partigiani dell`altro.
Le processioni si svolgevano in modo disordinato e quasi senza la partecipazione del Clero, come in un`esaltazione tumultuosa e fanatica in cui il popolo, sollevando il baialardo sul quale veniva piantata la Croce, prendeva possesso del Crocifisso che, fra la festosità, le implorazioni e le grida dei fedeli, portava in giro per le vie fino al ritorno nella chiesa di riferimento.
Nell’architrave di una finestra poco alta sul piano della strada di via Diego Ansaldi tra i numeri civici 7 e 9, in pieno quartiere di S. Maria Maggiore, è incisa la data 1653 e l’emistichio VIRESCIT VULNERE VIRTUS, cioè “per la ferita si accresce il valore”: secondo il prof. S. Trovato (Ordinario di Linguistica generale presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Catania, e “Mariano” di nascita), l’iscrizione riflette appunto la rivalità secolare tra gli abitanti del quartiere di Santa Maria Maggiore e quelli del quartiere di San Nicolò, rappresentando probabilmente una minaccia rivolta ai “Nicoleti” che forse, in quel lontano 1653, avevano recato una qualche offesa ai “Mariani”.
G. D`Urso