Monte S. Giorgio rappresenta la vetta più alta del centro abitato; nei suoi costoni sono disseminate numerose caverne, come quella del Nigrò (grotta del Morto) a ridosso del ponte normanno sotto i ruderi del Castello grande; e come quelle, più numerose, disseminate nella scarpata sud-ovest, resti di un’antica necropoli siculo-sicana e poi riutilizzata in epoca paleocristiana; nel versante sud, sotto il Castello piccolo, si trova un grande anfratto dove è scavata dai fenomeni meteorici una fonte, che nelle annate piovose si riempie d’acqua: l’anfratto è chiamato «dell’acqua delle arance» (in riferimento non al sapore di arance, ma all’acqua dove si trovavano granchi di acqua dolce, in dialetto aranci).
Anche il Quartiere Vaccarino (sotto Monte San Giorgio, nel versante nord) è disseminato da numerose grotte, segno tangibile della presenza dell’uomo in epoca protostorica, sia del periodo greco (forma piatta delle volte), che romano (volte a botte schiacciata) e bizantino (volte tondeggianti); di queste ultime, una è stata destinata nel passato a luogo di culto, la chiesa della Misericordia, parte della quale è scavata nella roccia.
Il Quartiere di S. Cataldo è anch’esso caratterizzato da un complesso di ingrottati di varia morfologia; alcune do esse sono state inglobate dalle abitazioni, altre sono state adibite a fienile o deposito di legna; come tutte le altre opere di escavazione, anche queste furono utilizzate prima come necropoli o poi come abitazione.
E’ da menzionare anche l’interessante rupe di San Cono, emergenza rupestre con morfologia “a panettone”, che si erge ai piedi del colle dei Cappuccini; vi sono dislocate opere di escavazione di pianta e dimensioni diverse, in genere ambienti ad unico vano accessibili mediante scalette scavate nella roccia, alcune adibite ed inglobate in abitazioni private, altre riusate come magazzini o stalle; la struttura planimetrica del complesso delle grotte è tale da far pensare ad un originario insediamento eremitico.
Nel quartiere di San Salvatore, sopra Largo Peculio, si erge monumentale la “Rocca Palta”, alta guglia quarzarenitica lungo la cui circonferenza (circa 1 Km) sono dislocate molte grotte protostoriche, riutilizzate durante le varie dominazioni (Normanni, Svevi, Aragonesi e Borbone) come avamposto militare a controllo della sottostante regia trazzera; alcune di esse, le più grandi, furono utilizzate come casa frumentaria per ammassare il grano (da cui il nome popolare del sito, Magazzeno della Colonna frumentaria).
Ed ancora, partendo dal rilievo collinare di Monte Oliveto (a ovest della città), attraverso le contrade Magnana, Indovino, Monte Api, Tre Casette e Rocca del Fiumetto, fino a raggiungere il ponte dell’Oliviera, in uno scenario incantevole di vallate e di pinete, si ergono emergenze rocciose scavate dalla natura e dall’uomo per ricavarne grotte; la maggior parte di esse lambiscono antiche strade consolari o le regie trazzere, e alcune sono di grande volumetria, come le grotte di Rocca Indovino, il cui complesso rupestre suggerisce un luogo di eremitaggio.
Ed infine, nell’ambito dei cosiddetti complessi rupestri minori, sempre all’interno del perimetro urbano, vanno ricordati le grotte di Santa Caterina, di San Calogero, di Sant’Anna e quelle di Santa Maria di Gesù.
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