L`antica tradizione della "ruteta" iniziava a svolgersi ogni anno nel periodo natalizio, per concludersi il 6 gennaio, giorno dell’Epifania; nei quartieri si allestiva una piccola grotta (a ruteta) fatta di pungitopo e opportunamente riscaldata, all’interno della quale si adagiava un bambino scelto, da apposita commissione, tra gli orfani o tra i più bisognosi da un’apposita commissione, che poi s’incaricava di andare in giro per le strade dei quartieri per ricevere, dalla generosità degli abitanti, generi alimentari (farina, legumi, zucchero, miele, uova e, più raramente, soldi) che servivano ad alimentare la dispensa della famiglia bisognosa.
Dei bimbi, vestiti da pastori con costumi realizzati in carta paglia molto spessa, portavano alle “rutete” principali (quelle di S. Nicola e di S.M. Maggiore) i doni raccolti posti all’interno di bisacce di carta paglia che essi portavano sulla spalla; seguivano altri bambini vestiti da angeli con vestiti della stessa foggia e il popolo gioioso che cantava il seguente canto:
Bala bala Bambineddo
che lo chiano e tuto to
onda posa lo to pedozzo
nasce gigghe e basalicò.
E ne cogghje na rramozza
e lo porte a to mamozza
to mamozza nen lo vo
te lo porte ‘n casa tò.
Bambineddo mio tesoro
‘ta sta ruta ia v’adoro
ve consacro l’arma mia
vero fighjo de Maria.
Bambineddo de Messina
sete stanco stamattina
avite fato longa via
pe’ sarvare l’arma mia.
Bambineddo de Cartagirone
sete mpastato de zucchero e mele
de ta bocozza ve nesce lo sole
pampene d’oro e nocidde d’amore.
Te cataë na carrozzella
pe nsegnarete a caminare
quante cose t’aio catato
nociddozze e caramele.
E lo povero zambataro
nen avia che ce portare
ce portao na bela scesa
cascavaddo e toma fresca.
E lo povero cacciatore
nen avia che ce portare
ce portao n conighjozzo
pe iucare lo Bambinozzo.