
Nicosia Medievale
Nel 1062 Nicosia è una fortezza araba assediata dai Normanni; Idrisi (geografo di re Ruggero) menziona il castello e il sobborgo corrispondente al quartiere di S. Maria, con i rioni di Santa Nicolella e del Vaccarino.
Il limite dell`abitato a ovest era segnato dalla Porta Abbia, mentre a sud si trovava un ampio piano (attuale zona di Piazza Garibaldi) adibito a sepolcreto islamico e poi urbanizzato dal quartiere di S. Nicolo del Plano.
Il castello di Nicosia è situato su Monte S. Giorgio, la rocca più alta della città; della struttura originaria, il complesso conserva l’imponente ponte normanno con l’arco a sesto acuto all’esterno e a sesto ribassato nell’interno; il ponte, lungo circa 80 metri, è fiancheggiato da due torri per la guardia alla porta, ed è protetto da una merlatura per la difesa. A ridosso del ponte si trova la leggendaria grotta del Nigrò.
Sull’arco d’ingresso si nota ancora una nicchia a forma di scudo che nel passato doveva contenere uno stemma araldico.
Entrati dalla Porta del ponte (in dialetto Portô du pöntö), in un grande spiazzo a sx chiamato Piano Noci o degli Amati era collocata la cinta muraria con porta d’ingresso al castello (porta e cinta muraria furono distrutti in occasione dei lavori di costruzione dei serbatoi idrici dell’Acquedotto dell’Ancipa).
Da questo piano, salendo attraverso un piccolo sentiero, si arriva al Castello grande, anticamente composto da quattro torri a più piani dove risiedevano i militari.
Ad est del ponte normanno si trova invece il Castello piccolo, in cui risiedeva il castellano e la sua famiglia: esso era composto da tre torri, una a più vani e due ad unico vano.
Allo stato attuale, di quello che fu un forte baluardo di difesa, sopravvivono una buona parte delle fondamenta delle mura di cinta, le fondamenta di quasi tutte le torri, alcune scalette scavate nella roccia ed il gran ponte di collegamento.
Grande interesse archeologico riveste l’enorme rupe rocciosa che circonda il castello: nel versante settentrionale, in essa, vi sono scavati pozzi, cunicoli per la raccolta delle acque e buche con un sistema per lavare indumenti; uno di questi cunicoli immette in una grotta sottostante, a tre vani, con una trentina di giacigli.
Ma tutta la scarpata rocciosa è cosparsa di grotte scavate nella roccia: si tratta di un insediamento trogloditico probabilmente pre-ellenico.Nulla scarpata ovest, sotto il Castello piccolo, si trova un grande anfratto dove è scavata una fonte, che nelle annate piovose si riempie d’acqua: l’anfratto è chiamato «fontana dell’acqua delle arance».
Il rione del Vaccarino è un costone posto ad est nella parte alta di Nicosia, quasi un’appendice della rocca del Castello: esso è delimitato in basso dalla Via Arena, in alto dalle vie Nicolò Sabia e Santa Barbara e, lungo i fianchi, dalle vie Misericordia, Vaccarino e Gallaccio, oltre che da numerosi stretti vicoli che s’inerpicano sul costone; il rione rappresenta uno dei tanti insediamenti rupestri che il tempo ci ha consegnato: le molte grotte scavate in questo costone sono segni tangibili della presenza dell’uomo nella protostoria.
Il Vaccarino, secondo una supportata tesi del prof. Salvatore Trovato (in Saggi di Toponomastica Nicosiana, Nicosia 1997), accolse nel periodo della Guerra del Vespro i superstiti del casale di Vaccària (l’araba Maqârah e la sicula Imachara): il toponimo Vaccarino, con cui è denominato il quartiere, ne è la prova più tangibile.
La Chiesa di S. Nicolella, denominata anche S. Nicola le Petit, si trova ai piedi del Castello, ed è, a dire del Paternò Castello …la più antica Chiesa nicosiana, edificata dai Greci.
Anche Bartolemeo Provenzale,autore a fine 1600 del manoscritto “Nicosia antica, nuova, sacra e nobile”, così la descrive: ....La prima Chiesa in questa Patria quand`era Castello, o Casale, ... si confessa esser stata la Chiesa San Nicolò sotto il Castello ...a cui al presente vi è la denominationede’ Francesi restata, mentre da questi San Nicolo il Petit fu chiamata, che in nostra lingua volle dir piccola rispetto alla Basilica fondata da` Greci nel piano... La detta prima Chiesa tiene un Crocefisso con li piedi inchiodati distintamente l`uno dall`altro all`uso della Chiesa greca”.
Ma il riferimento alla più grande “San Nicolò de Plano”, come motivazione che spieghi la denominazione “Santa Nicolella” della primitiva chiesa, non sembra essere convincente: infatti, come detto, Idrisi, nel suo “Libro di re Ruggero” pubblicato nel 1154, cita Nicosia e ne menziona il quartiere di S. Maria con i rioni di Santa Nicolella e del Vaccarino; e, poiché nel 1305 la futura chiesa di S. Nicolò de Plano risultava essere ancora una piccola cappella (solamente nel 1340 la si descrive maestosa e splendida), sembra improbabile che la denominazione di “Santa Nicolella o San Nicola le Petit” potesse servire a differenziarla da essa (cioè dalla futura chiesa di San Nicolò il Magno).
Il rebus si complica considerando la denominazione della chiesa che utilizza il diminuitivo femminile (Santa Nicolella appunto), fenomeno che si ripete nel gergo locale sia a Niscemi che a Caltagirone, dove ritroviamo il nome Santa Niculedda e Santa Niculidda.
La Chiesa si presenta con un piccolo portico d’ingresso avente una parete bucata ad arco (con funzione celebrativa e, soprattutto, d’illuminazione), mentre internamente ha morfologia ad unica navata; inoltre vi si trovavano un crocifisso greco con i caratteristici bracci simmetrici (adesso conservato nell`Aula Capitolare della Cattedrale) nonché diverse immagini di manifattura greca.
La chiesa e le adiacenti viuzze del quartiere mantengono anche ai nostri giorni la loro originaria struttura medievale.
La colonizzazione normanno-lombarda e l`insediamento benedettino ad essa connessa, condizionano il successivo sviluppo di Nicosia; ad est si sviluppa il quartiere S. Michele con l`omonima chiesa.
Fra la fine dell’anno 1100 e gli inizi del secolo successivo, venne costruita da Ruggiero Drusiana e Giuseppe d`Italia la chiesa del SS. Salvatore che, nell`anno 1204 fu donata alla chiesa di S. Maria Latina di Agira, dove si conserva il documento originale della donazione (perg. n.12); nel 1575 veniva elevata a parrocchia da Giovanni Rettana, arcivescovo di Messina. Sita sull`omonimo quartiere, si accede alla chiesa attraverso una scenografica scaletta acciottolata; essa, eretta sulla sommità di una roccia dalla quale si può ammirare un bellissimo panorama di Nicosia e della Sicilia centrale, dell’antica costruzione conserva la torre duecentesca con mensole sporgenti, il cui piano superiore (che contiene le campane) venne aggiunto nel 1609 e, a ponente, il portico a quattro archi con colonne binate (alcune del 1300 e altre del 1600). Sul muro esterno della chiesa si trovano due meridiane e il calendario delle rondinelle scolpito su diverse pietre.
Anche l’originaria chiesa di Santa Maria Maggiore, inizialmente denominata Santa Maria la Scala, venne eretta nel XII sec., durante la dominazione normanna, su una preesistente moschea; ingrandita dai coloni lombardi, consacrata il 7.4.1207 dal Cardinale Rodolfo, vescovo d`Albano e delegato pontificio in Sicilia (sotto il papato di Clemente IV), essa venne portata a termine nel 1454.
La chiesa di S. Nicolò de Plano, anch’essa sovrapposta ad un preesistente luogo di culto arabo, si iniziò a costruire nei primi anni del 1300 (forse nel 1302, in seguito alla Pace di Caltabellotta); la piccola chiesa, in un documento del 1305 pubblicato da A. Barbato, è menzionata ancora come ...capilla sancti nicolai de plano, ed è subordinata alla più titolata …ecclesia sancte marie maiori. Il tempio venne consacrato nel 1340 (data riportato in un`epigrafe, oggi illeggibile, scolpita sull`architrave della Porta del Monte, che riporta anche il nome del costruttore, tale Tommaso Nicosino) e quindi ultimato nel 1455. Tra la fine del 1300 e i primi decenni del 1400 vengono eseguite le splendide pitture del suo tetto ligneo.
Della primitiva costruzione trecentesca, la chiesa di S. Nicolò conserva il Portale Maggiore di stile gotico-normanno, arricchito da un architrave con ornamentazione romanica prevalentemente a foglie d’acanto, perle, funi attorcigliate e punte di diamante (per la sua bellezza, è denominato Porta del Paradiso); in periodo barocco, nelle basi laterali, vennero aggiunte quattro statue raffiguranti le Virtù Cardinali (nel timpano erano invece collocate tre statue raffiguranti le Virtù Teologali).
Nel frontone del portale sono collocati lo stemma aragonese, quello dell’Universitas, un’icona e due lapidi.
Nel prospetto nord, la chiesa mostra all’esterno il portico con loggia e, all’interno, la sacrestia con l’aula capitolare. La loggia e il portico vennero costruiti fra il 1489 e il 1490, come risulta da un documento di compravendita (riportato dal prof. De Francisco) redatto a Palermo in data 18 Marzo 1489 presso il notaio Domenico Di Leo.
Nel 1337, Pietro II d’Aragona convocò a Nicosia un Real Parlamento, che si riunì nella piazza di San Nicolò del Plano, dove venne pronunziata la sentenza di “lesa maestà” contro Francesco Ventimiglia (conte di Geraci) e Federico d`Antiochia (conte di Capizzi).
Nel 1431 viene consentito alla comunità giudaica locale di edificare una sinagoga; e vengono altresì costruiti il convento di S. Francesco d`Assisi (fondato nel 1427), quello delle Benedettine di S. Biagio (attivo già nel 1433) e la chiesa di S. Agata (poi ricostruita nel XVI secolo).
La costruzione della chiesa di S. Antonio Abate (1480) e l`attiguo oratorio della Pace (sorto per comporre le liti tra i cittadini, assistere i carcerati e le famiglie bisognose) dimostrano che in questo periodo la città si espande verso Monte Carmelo e la Colletta.
G. D`Urso