Carlo Basilotta nacque a Nicosia nel 1645, da Antonio (barone di Sant’Andrea) e da una Falco; Carlo ereditò la baronia aggiungendovi poi anche quella dei “Sette feudi” (Sugarita, Gorgo, Cacchino, Calogno, Nasco, Larbano e Carotta), che aveva acquistato da Geronimo Pilo-Bologna.
Poeta fecondo, e versato in ogni ramo d`erudizione, per cui si meritò un seggio nella messinese Accademia della Fucina: dove recitò, fra gli altri, un discorso encomiastico di s. Agata, che uscì pur ivi alle stampe nel 1654.
Altri lavori di maggior lena condusse a fine, i quali però per disdetta non vennero in luce: tali sono, un Dizionario trilingue, latino italiano e sicolo: un trattato sopra l`Epigramma, accozzato da ben trecento autori: Osservazioni sopra quattro centurie di canzoni siciliane del celebre Antonio Veneziano, e una raccolta dei luoghi di questo poeta imitati da altri toscani. Codesti manoscritti, venuti in mano al barone Gutterra la Valle (suo nipote), furono da lui ripuliti per la stampa che mai non videro .
Vero benefattore, risollevò le condizioni finanziarie dell`ospedale cittadino, avendone in cambio delle sue elargizioni che l’istituto portasse il suo nome (e che tuttora conserva). Carlo visse subendo l`influsso dei Padri Minori (era infatti iscritto alla Confraternita dei Padri Minori come confratello.
Carlo sposò Aurora Romano, dalla quale ebbe tre figli: Ursula Gaetana, Giuseppe e Anna Giovanna. Giuseppe sposò il 20 ottobre del 1720 Celestina, figlia del barone Filippo Nicosia (dalla quale pare non ebbe eredi). Ursula Gaetana (baronessa di San Carlo) sposò Pietro Speciale-Fontana: i coniugi ebbero il figlio Giovanni Speciale-Basilotta, il quale sposò Giuseppa Nigrelli dalla quale, maritali nomine, gli pervenne la Baronia di Sant’Andrea. Anna Giovanna sposò poi Vincenzo La Farina, marchese di Madonia; i coniugi ebbero una figlia, Antonia La Farina-Basilotta, che sposò Ottavio Gravina (principe di Ramacca).
Carlo morì a Nicosia nel 1672 (L`autore chiuse i suoi giorni nel 1693, e fu sepolto in s. Maria di Gesù.); come da suo volere testamentario, furono i Padri Minori ad amministrare la sua eredità, anche se essi, consegnato alla nipote Anna (figlio di Giovanni) il feudo di Sant`Andrea, si trattennero i Sette Feudi che costituivano gran parte dell’eredità.